Smaltimento fanghi a Brescia e provincia
Lo smaltimento fanghi è un’attività che riguarda a tutti gli effetti i rifiuti che sono disciplinati dal Dlgs 152/2006 e successive modifiche, in particolare dall’art. 1271 (fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue) in cui si legge:
- “1. Ferma restando la disciplina di cui al decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 99, i fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue sono sottoposti alla disciplina dei rifiuti, ove applicabile e alla fine del complessivo processo di trattamento effettuato nell’impianto di depurazione. I fanghi devono essere riutilizzati ogni qualvolta il loro reimpiego risulti appropriato.
- È vietato lo smaltimento dei fanghi nelle acque superficiali dolci e salmastre”.
I fanghi sono un sottoprodotto del processo di depurazione delle acque reflue e ogni anno in Italia si producono un milione di tonnellate di fanghi di depurazione (residuo secco). Sono quantitativi elevati che necessitano di smaltimento.
Ogni impianto di depurazione produce fanghi, che solo in alcuni casi possono essere riutilizzati, in tutti gli altri casi devono essere trasportati tramite ditte autorizzate, iscritte all’Albo Gestori Ambientali, in impianti di smaltimento.
Smaltimento fanghi di depurazione
I fanghi di depurazione sono il residuo degli impianti di depurazione, soprattutto derivanti dai processi di sedimentazione, in cui si concentrano gli inquinanti.
Pertanto i fanghi di depurazione vanno trattati come rifiuti e non possono essere smaltiti nei corsi d’acqua.
Per il suo utilizzo o smaltimento, deve essere effettuato un trattamento ai fanghi di depurazione, che successivamente hanno due possibilità:
- Il recupero nel settore agricolo, ovvero impiegandoli come fertilizzanti, o per la produzione di energia con il conferimento in termovalorizzatori
- Lo smaltimento in impianto autorizzato, discarica o inceneritore.
I fanghi di depurazione possono essere una risorsa per i suoli agricoli, ma anche un pericolo, in quanto potrebbero essere causa di contaminazione.
La principale criticità legata all’utilizzo dei fanghi di depurazione come fertilizzanti è la possibile presenza di composti organici nocivi, tra i quali:
- Inquinanti Organici Persistenti (POPs)
- Interferenti Endocrini
- Sostanze farmaceutiche
- Droghe d’abuso
- Metalli pesanti
Lo smaltimento presuppone che l’azienda che trasporta sia iscritta all’Albo Gestori Ambientali, che con il formulario conferisce il rifiuto presso un impianto autorizzato.
Esempi di attività che producono fanghi di depurazione da avviare allo smaltimento sono:
- Fanghi autolavaggio
- Fanghi bentonitici
- Fanghi metallici di rettifica
- Fanghi industriali
AL rifiuto, se necessario tramite analisi di classificazione, viene assegnato dal Produttore un Codice Cer, in base al ciclo produttivo che lo ha prodotto.
Borgo Spurghi possiede le autorizzazioni all’Albo Gestori Ambientali alle Cat. 4 e 5, relativamente ai rifiuti pericolosi e non, necessarie al trasporto dei fanghi di depurazione, per avviarli allo smaltimento presso gli impianti autorizzati.
Normativa Smaltimento fanghi
La normativa smaltimento fanghi è regolamentata dal D.Lgs. 152/06 art. 127 (fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue) .
Per quanto riguarda il riutilizzo dei fanghi in agricoltura il quadro di riferimento normativo è il D.Lgs. 99/1992, che definisce i fanghi rifiuti a tutti gli effetti, con la possibilità di riutilizzo solo in alcune situazioni appropriate.
Definizioni (art.2) 1. Ai sensi del presente decreto, si intendono per:
a) Fanghi: i residui derivanti dai processi di depurazione:
1) delle acque reflue provenienti esclusivamente da insediamenti civili;
2) delle acque reflue provenienti da insediamenti civili e produttivi: tali fanghi devono possedere caratteristiche sostanzialmente non diverse da punto a.1.;
3) delle acque reflue provenienti esclusivamente da insediamenti produttivi; tali fanghi devono essere assimilabili per qualità a quelli di cui al punto a.1. Quadro di riferimento normativo D.Lgs. 99/1992
b) Fanghi trattati: i fanghi sottoposti a trattamento biologico, chimico o termico, a deposito a lungo termine ovvero ad altro opportuno procedimento, in modo da ridurre in maniera rilevante il loro potere fermentescibile e gli inconvenienti sanitari della loro utilizzazione;
Le condizioni (art.3) secondo le quali i fanghi possono essere riutilizzati sono:
- i fanghi sono stati sottoposti a trattamento (ossia a stabilizzazione per contenere/eliminare i possibili effetti igienico sanitari);
- i fanghi sono idonei a produrre un effetto concimante e/o ammendante e correttivo del terreno;
- i fanghi non contengono sostanze tossiche e nocive e/o persistenti, e/o bioaccumulabili in concentrazioni dannose per il terreno, per le colture, per gli animali, per l’uomo e per l’ambiente in generale.
In tutti gli altri casi lo smaltimento dei fanghi segue l’iter normativo dei rifiuti (D.Lgs. 152/06)
Il Decreto 27 settembre 2010 definisce i criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica. I rifiuti non pericolosi possono essere collocati in discarica solo:
- Dopo trattamento (art. 7 D.Lgs. 36/03)
- Con una percentuale di secco pari ad almeno il 25%
- Test di cessione: rispetto limiti Tabella 5
Costo smaltimento fanghi
Il costo per lo smaltimento dei fanghi ha sicuramente un impatto notevole nelle aziende, in quanto presentando una parte di fondame, questa ha un costo maggiore di smaltimento, rispetto alla parte liquida.
Solo se viene effettuato un trattamento di disidratazione dei fanghi si può eliminare la parte umida, che incide notevolmente nel costo di smaltimento.
Oltre alla disidratazione meccanica, esistono progetti in corso, che hanno come obiettivo quello di avere una disidratazione dei fanghi basata sulla elettro-disidratazione, compensando il costo energetico con il minor costo di smaltimento, in quanto riduce la massa da avviare a smaltimento riducendone il contenuto d’acqua.
I fanghi rimangono un inevitabile prodotto della depurazione, con un costo di smaltimento che varia in base alla tipologia di Cer, quindi al ciclo produttivo.